GLI SBAGLIATI DEL DUBAI
Andiamocene da qua, All’anniversario della morte del fratello di Diego, la sua fuga dal dolore diventa la fuga di otto amici ai confini della città. È un viaggio attraverso la loro amicizia, le loro paure, i loro sogni. È solo lungo la strada che impareranno che non si può fuggire dal dolore, se esso è dentro di loro. Il dolore, in quanto fardello intrinseco dell’uomo, da inseguire Diego passa ad essere suo fedele compagno di viaggio. Nell’arte, nel Dubai, nel mare, nella periferia e nel buio gli verrà sussurrata la lezione più grande della vita: caricare sulle spalle ogni sofferenza e ogni speranza e camminare insieme. Per questo più che di una fuga si tratta di un volo. Dall’alto, dal cielo, lontano dalla vita di ogni giorno, dal susseguirsi di settimane, mesi, anni, secoli tutti uguali, non esistono più segreti, più domande. Così otto ragazzi spiccano il volo dalle loro sagome stanche e afflitte per osservarle dall’alto, loro che fecero della loro amicizia ali al folle volo, come l’Ulisse dantesco tentò la sorte per ricevere la conoscenza (Commedia, Inferno XXVI). Perciò essi tentano il tempo, tentano se stessi, ad uscire dai margini, e quello che doveva essere la distrazione di uno diventa la concentrazione di tutti.
Sofia Salvatici | GLI SBAGLIATI DEL DUBAI |
Facemmo ali al folle volo
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