E TUFFATI
Eccolo qui, il ragazzo, mentre affoga
Acqua gelida dentro di sé,
sangue ghiacciato, ossa rotte.
Eppure imparerà,
dopo tanto morire,
che trovi sempre del bello,
se sai dove guardare.
Molto più di questo, di Patrick Ness, è una storia che parla di dubbi. Parla anche di Seth, della sua vita traumatica, della sua famiglia, di Gudmund, di Regine e di Tomasz… di tutte le persone, i luoghi, i fatti e i pensieri che danzano su un palcoscenico apocalittico e si avvolgono tra le pagine come spire di un serpente. Eppure ogni elemento, seppur noto e accettato come certezza dal protagonista, dal momento in cui egli muore costituisce una nuova perplessità, un nuovo tassello da inserire in un disegno caotico e irrazionale.
Seth sta vivendo il proprio Inferno personale? L’Inferno dell’umanità intera? Il mondo è finito? Oppure vive una continuazione del mondo, per metà carbonizzato e per metà ricoperto di fango? O ancora è bloccato nel mondo reale ormai decaduto, e tutti se ne sono andati? È una visione di una mente delirante?
Ed ecco che l’unica certezza d’improvviso diventa la certezza di non sapere niente, se non di dover pur sopravvivere, in un modo o nell’altro.
Preziosi compagni di viaggio gli apriranno una strada verso se stesso che ancora non riesce a vedere. Conosci te stesso e tuffati.
I sogni del suo passato gli apriranno invece una strada verso le cose che conosce bene, ma che ancora non lo aiutano a ricostruire la verità. Non sogna.
Molto più di questo fa male, fa bene. Sconvolge nei momenti in cui tutto sembra calmarsi. Non c’è una verità afferrabile ma solo una forte convinzione a raggiungerla, non avendo nulla da perdere, o forse sì. La solitudine e la compagnia si rivelano allo stesso modo maestre di vita, o di morte. Le strade e le case sono coperte di erbacce, di cenere, di fango, e per sempre immobili, svuotate della loro essenza che adesso dorme beata rinchiusa in bare: l’umanità. E ci sono Regine e Tomasz. E Seth.
Sofia Salvatici