Libernauta
Un gruppo di sognatori (a ben vedere, non poteva dirsi un esercito), circa venti anni fa ha provato, riuscendoci, a portare la libertà in carcere, nascondendola nelle pagine di un libro. L’impresa, secondo le cronache, fu avviata da un’allora giovane insegnante della scuola superiore carceraria, che portò la valigia di Libernauta nelle aule di Sollicciano e in quelle dei corsi serali per studenti lavoratori, con la complicità entusiasta del comitato ideatore del progetto. Un resoconto di quell’esperienza dovrebbe riferire nomi e cifre, titoli, date, statistiche. Invece la memoria si è quasi richiusa su quella stagione, non è sfuggita al talento dissipatore di chi ne fu tra gli artefici. Eppure molte cose accaddero. Ci furono discussioni animate con i detenuti, presentazioni con gli autori, letture e re- censioni, messaggi letti alla platea del Salone dei Cinquecento in occasione di una premiazione. Ci fu il memorabile pomeriggio tra- scorso insieme a Cristiano “99” Lucarelli, protagonista di Tenetevi il miliardo di Carlo Pallavicino, che regalò agli studenti-detenuti guantoni e maglie del Livorno. Ma più di ogni altra cosa c’è stata l’esperienza impareggiabile della libertà riconquistata aprendo un libro, tanti libri, veri generatori di realtà virtuali. “Il carcere non lo senti più dentro”, ha scritto Giuseppe. LIBERNAUTA 2000 > 2020 56
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