Libernauta
LIBERNAUTA 2000 > 2020 58 fare con i criteri escludenti dell’ aut aut , in un campo come quello delle storie che è invece il naturale regno dell’ et et . Tuttavia da quando, grazie principalmente a Margherita, Andrea e Maura, ho avuto modo di scoprire il progetto di Libernauta par- tecipandovi come ospite – prima nel 2017, poi anche l’anno suc- cessivo – ho scoperto quanto fosse diverso da tutte le altre com- petizioni letterarie. Perché? Per la scelta di chi e cosa premiare. Né manoscritti ancora inediti, né opere già pubblicate. Ma le recensioni – scritte da ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni – a partire ogni anno da una lista di 15 titoli giudicati dal comitato scientifico in grado di sfidare i giovani lettori partecipanti. E – al di là dei diversi vincitori proclamati ogni anno – credo che il vero significato di premiare brevi testi che parlano di altri testi sia evidente leggendo le recensioni raccolte per ogni edizione sul sito del progetto. Ognuna è la prova di come le buone storie – e soprattutto le buone storie rivolte ai giovani lettori – non siano mai un punto d’arrivo, ma di partenza. Come un trampolino da cui spiccare il volo, continuano a vivere anche oltre l’ultima pagina grazie a chi le legge, che arriva a immedesimarsi fino a farle proprie. Allo stesso tempo, ognuna di quelle recensioni ci racconta come nessuna storia – così come nessun uomo – sia un’isola. Ma il nodo di una rete. Fatto di connessioni con altre storie, esperienze di vita vissuta e altre vite che abbiamo incrociato. E questo ci ricorda la cosa forse più importante di cui tener conto, specie nei tempi strani che stiamo attraversando. Tempi in cui ci viene chiesto di sacrificare, o almeno limitare, molte delle consuetudini con le quali trovava sfogo il nostro naturale bisogno di socialità e libertà individuale, in nome di una responsabilità collettiva di ordine superiore. Ci ricorda che, anche se costretti a rispettare varie forme di distanziamento fisico gli uni dagli altri, davanti alle quali non possiamo che sentirci a disagio – sarebbe strano, e preoccupante il contrario! – grazie alle storie una cosa non siamo, e mai saremo. Soli.
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