La lettura di questo libro suscita un sentimento di nostalgia indefinita. Essendo un
racconto a tratti molto malinconico, in certi punti è persino commovente, riportando
alla mente tempi più semplici.
La storia in generale è la cronaca della rinascita che sboccia dentro Willie, il protagonista, “coltivata” dall’affetto del signor Tom. Nella prima parte del libro Willie è estremamente spaventato e intimorito,
traumatizzato da qualcosa. Il suo rapporto con la madre è strano, poiché non ne parla
mai con particolare affetto, bensì come un ricordo passato e da accantonare. Inoltre,
fin dai primi capitoli, si intuisce tanto anche del personaggio del signor Tom: un uomo
burbero ma capace anche di essere affettuoso, paziente e divertente. C’è un’intesa
immediata tra i due personaggi e questo è un grande merito della scrittrice: riuscire a
rendere i dialoghi così spontanei e naturali non è davvero compito facile.
Proseguendo nel racconto, si nota in Willie sia un cambiamento fisico che caratteriale,
evidente indizio di quanto male stesse prima di arrivare a Little Weirwold. Un ruolo
importante nel cambiamento del protagonista lo ha sicuramente Zach, amico di
Willie. Inizialmente, i due sono diversi, anzi sono quasi completamente opposti l’uno
all’altro: ma in seguito allo sconvolgente evento della morte di Zach, Willie imparerà
a celebrare la memoria di chi non c’è più invece che a negare la sua esistenza.
Assumerà infatti tratti del comportamento tipici di Zach, diventando definitivamente
un ragazzo molto simile all’amico.
Sono veramente interessanti anche gli altri amici di Willie. George, ragazzo dalle
ambizioni molto concrete, è colui che riporta Willie con i piedi per terra, in
contrapposizione alle fantasticherie di Zach, rendendolo partecipe di tutte le attività
che fino a quel momento si era perso. Poi ci sono le due sorelle Ginnie e Carrie. Ginnie
è in realtà molto simile a George: pragmatica e proiettata verso un tipo di vita molto
tradizionale. Al contempo, Carrie appare un po’ come una versione femminile di Zach,
con abitudini inusuali per una ragazza e obiettivi che sembrano davvero fuori dal
comune.
La parte finale del libro è la più straziante, racconta del ritorno a Londra di Willie e
della completa follia in cui sua madre è discesa. La caratteristica che fa emergere
quanto il loro rapporto sia innaturale è il disagio e l’agitazione che Willie prova
standole vicino. Willie rischia la vita, ed è solo grazie al legame instaurato col signor
Tom che si salva. Infatti, la dimostrazione finale di come il loro rapporto sia ormai
uguale a quello tra padre e figlio, è il fatto che Willie, dopo essersi ripreso dal trauma
della prigionia a Londra, cominci a chiamare Tom “papà.”
Insomma, una conclusione che è fondamentalmente un lieto fine, nonostante le
numerose avversità. Inspiegabilmente, la parte più commovente del racconto è il
finale. Quel “sto crescendo” fa davvero ricordare l’infanzia, riporta il lettore ai tempi
in cui anche lui “stava crescendo”, ai tempi in cui quell’epoca d’oro che è l’infanzia
era ancora in corso. E poi si sa, tutti sperano di tornare bambini per un po’, non
trovate?