Molto più di un volto

da Giorgia Campolmi
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Estate è spensieratezza, energia, sfrenatezza, noncuranza di ciò che sarà il domani, e esaltazione per tutto ciò che ci offre l’oggi. È registrare cortometraggi ideali di quello che potrebbe capitarci, e vivere esperienze inaspettate.

Tutto ciò trasuda da questo libro, che in giornate piovose invernali è un vero e proprio biglietto aereo per i tropici, un viaggio comune, ma che consente al lettore di confortarsi con una storia tanto risentita quando unica. Mi sono imbattuta in personaggi tanto chiaramente descritti e contornati che in molteplici momenti della lettura mi sono sentita così vicina a loro, come se fossi seduta nel loro sedile posteriore sul bus pubblico. Ognuno di loro ha un marchio di fabbrica, una spilla colorata che li contraddistingue: Kit è il bel ragazzo presuntuoso ed egocentrico; Hugo, suo fratello, un vero e proprio “artista incompreso”; Mattie è invece la ragazza superficiale che cade ai piedi del “bel ragazzo” e vive nel mondo utopico dei suoi sogni più irrealizzabili. In mezzo a questo calderone di personalità e lineamenti differenti, l’unico ingrediente mancante è l‘identikit del protagonista. Chi è? Come si chiama? Come è fatto? Qual è il suo sesso? Nessuna di queste domande ha una risposta precisa, o per lo meno, non è conservata in questo libro. Solamente Meg Rosoff, l’autrice, la sa.

Il lettore diventa perciò un turista che accosta sul ciglio della strada ogni venti minuti per trovare indicazioni sul tragitto da seguire: si lancia in una ricerca sfrenata di indizi che si rivelano assenti, ed è pian piano portato ad arrendersi ad un’accettazione frustrata e a fondersi involontariamente con il protagonista. Risiede proprio in questo dettaglio la potenza di questo libro: le finestre della casa color pervinca della famiglia protagonista vengono spalancate al lettore, che indossa i vestiti del protagonista, che lui stesso può immaginarsi.
Nonostante la storia sia a tratti scontata e narrata con uno stile alquanto semplice, ho ritrovato in essa “un attimo perfetto” per cambiare vita e sfiorare l’anima di una figura non identificata, guardando non al suo volto, ma alla profondità che quest’ultimo nasconde. Il confine tra essere ed apparire viene troncato dall’omissione della personalità del protagonista, e viene tagliato proprio nel punto in cui essi collimano: il viso.

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